Oggi volevo parlarvi di Silvia, una giovane ragazza che ha creato il marchio
Kimsoo, accessori handmade e artigianato in pezzi unici e personalizzabili.
L'ho conosciuta virtualmente grazie ad un'amica che mi ha suggerito la sua p
agina Facebook; ho sbirciato subito le sue creazioni e mi hanno colpito molto, sia per l'originalità nel taglio e nei tessuti, che per la passione che riesce a trasmettere attraverso questi pezzi di stoffa splendidamente modellati insieme.
Ad un banchetto di Natale ho incontrato i suoi abiti, li ho potuti vedere e toccare e soprattutto ho potuto comprare una bellissima gonna tortora con bordo nero. A Natale, tra i tanti regali, ho ricevuto un'altra sua creazione: una sciarpa infinity double face. Pochi giorni fa, finalmente, ho conosciuto Silvia di persona perché abitiamo nella stessa città. E' stato molto carino scambiare quattro chiacchiere con lei, meravigliarsi di quanto il mondo dei blog e dei social network ci renda più vicini, ancora più vicini; e naturalmente ho curiosato i nuovi vestiti per la Primavera-Estate 2014.
"Mi piace come indossare l’abito giusto possa cambiare completamente
la giornata: se ci si sente belle e sicure, si può iniziare a cambiare
il mondo.
Non è solo una questione di vanità, ma è un modo per aumentare la consapevolezza di sé e sentirsi bene nei propri panni."
1.
Silvia e Kimsoo: ci racconti qualcosa di te e del tuo progetto?
Ciao a tutte e tutti! Per prima cosa mi presento: io sono Silvia, ho 26 anni e sono “un’inquieta immigrata” in Liguria che si sposta frequentemente in Emilia Romagna, regione dalla quale provengo e che ho lasciato per amore. Insieme a me sono partite anche le mie tre macchine da cucire, il mio manichino e un innumerevole quantitativo di stoffe e fili: non è stato quello che si potrebbe definire un viaggio leggero! D’altronde per continuare una produzione di abiti interamente realizzati da me c’è bisogno di moltissimo materiale, e Kimsoo rappresenta proprio questo:
qualità artigianale per donne che apprezzano e ammirano il distinguersi dalla massa.
2. Quando hai iniziato ad interessarti al taglio e cucito e perché? Qual è il tuo percorso?
Penso che il mio amore sia iniziato in maniera analoga a quello di molte altre: avevo una collezione sterminata di Barbie, a cui cambiavo gli abiti a velocità vertiginosa. Essendo io stata una bambina molto timida ed introversa, facevo vivere loro una vita scintillante e piena di eventi sociali specialissimi in occasione dei quali le Barbie potevano fare sfoggio di un guardaroba degno di una regina. La nonna mi cuciva con grande pazienza gonne lunghe e vaporose sulle quali poi attaccavo o tentavo di cucire vistosi strass colorati: d’altronde la moda di inizio anni 90 risentiva ancora molto dell’influenza degli anni ’80, e non si poteva certamente definire sobria! Le gonne delle Barbie sono state quindi il detonatore per una passione che mi ha portata dritta dritta all’iscrizione al Polimoda, famosa facoltà di Firenze, dove ho imparato tutti i rudimenti di cartamodello, taglio e cucito -nonostante il mio vecchio preside mi vedesse bene iscritta ad una facoltà come quella di Filosofia, rido ancora solo a pensarci-. Una volta finiti i due anni di corso è stata la volta di uno stage presso la sede di Emilio Pucci e l’assunzione presso una pellicceria che si occupa della produzione di grandi marchi italiani ed esteri, tra cui Gucci ed Alexander McQueen. La frequentazione di questi ambienti di alta moda mi ha portata ad amare sia le fantasie vistose per cui Pucci è famoso sia l’opulenza e la maestria nella lavorazione per le quali McQueen era rinomatissimo, ma al contempo mi ha posto davanti un mondo in cui conformarsi ai trend è fondamentale. Non riuscendo a conciliare l’amore per la moda e la realizzazione dei capi con il vorticoso consumismo, mi sono allontanata dall’ambiente, per poi rientrarci “di soppiatto” l’anno scorso: la scoperta di Hunderwasser, poliedrico artista austriaco che inseriva anche gli abiti come una delle “pelli” fondamentali dell’uomo mi ha praticamente costretta a tornare all’opera come creatrice di pezzi unici.
3. Da dove prendi ispirazione? quale creazione ti ha dato più soddisfazione? quali sono i materiali che prediligi?
Come ti ho già accennato, uno dei miei fondamentali motori è l’unicità: lavoro per rendere ogni donna unica ed irripetibile, amante consapevole del proprio corpo e dell’ambiente che circonda tutti noi. Le stoffe con cui creo i miei capi provengono quasi tutte da vecchie collezioni, da rimanenze di magazzino, da mercatini vintage. Ogni scampolo prende vita in un capo di abbigliamento nato per essere unico, riproducibile nel modello ma non nei materiali. Ogni stoffa che vedo -so che può sembrare folle, ma è la verità- mi parla: non vedo scampoli di tessuto, ma abiti che aspettano di essere estrapolati dalla loro forma ancora incompiuta. Nella scelta dei tessuti non ho preferenze, ma solitamente scelgo i più vistosi ed inusuali. E l’emozione di creare qualcosa è quasi sempre la stessa del primo lavoro ultimato: ricordo ancora che era un bustier rigido con le stecche, interamente drappeggiato a mano con della georgette bianca quasi trasparente. Ero in una delle sale più grandi del Polimoda quando l’ho ultimato, e una volta finito l’ultimo punto a mano sono scoppiata in un pianto liberatorio. Ho anche evitato di pulire alcune macchioline di sangue che avevano sporcato il tessuto -l’inesperienza nel cucito a mano si era fatta sentire!- per ricordarmi che dietro ad ogni grande risultato ottenuto c’è sempre un grande sacrificio.
4. Che idea c'è dietro alla collezione primavera-estate?
Anche questa collezione primavera-estate è mossa dal perenne desiderio di far sentire ogni donna speciale e combattiva grazie ad una mossa semplice e quasi banale come quella di indossare un abito. Quindi spazio alle fantasie, ai colori vivaci, alla dominante bianca, a tutto quello che può aiutarci nel rendere ogni giornata più positiva e raggiante. In più per quest’estate ci sarà un tocco di Radiant Orchid, un meraviglioso punto di lilla che Pantone, il santo protettore di tutte le cartelle colori, ha indicato come colore della stagione. E chi sono io per contraddire Pantone?
5. Qual è il tuo sogno?
Il mio sogno forse consiste veramente nel combattere i mulini a vento, vale a dire
creare, ancor prima di un abito, ottimismo e combattività per ogni donna. Vorrei essere in grado di far sentire ogni donna, indipendentemente da età e forma fisica, unica e bellissima. A questo proposito, nel piccolissimo, sto facendo passi avanti: una meravigliosa nonna di 93 anni si è innamorata delle mie creazioni più atipiche e vistose. All’ultimo mercatino è tornata da me dicendomi: -Non so perché ma i vestiti che fai tu mi cadono sempre benissimo, sembrano fatti su misura per me, non come quelli nei negozi..-
E allora vuol dire che sono sulla giusta strada!
Spero che Silvia abbia conquistato anche voi e vi ricordo che potete trovarla su
Facebook e su
Etsy.